sabato 19 novembre 2011

Genesi della corrida moderna

Il Jean-Pierre Darracq di Genèse de la corrida moderne è un pò come quei vecchi zii, rugosi e burberi, che si andavano a trovare la domenica pomeriggio: avari di affetto e carinerie, mai una caramella o un dolcetto ma sempre pronti a riprendere, sgridare, criticare borbottando quei nipoti che a tradimento gli avevano invaso la casa. E però, anche, capaci di infilare in quella sequela di lamenti e strapazzate alcuni ammonimenti o alcune raccomandazioni di quelle universali e perfette.

I sedici capitoli della Genesi raccolgono in un unico volume gli altrettanti articoli del Tio Pepe che Toros pubblicò tra il 1989 e il 1990: in essi il decano degli aficionados francesi, partendo dalla codificazione che ne fece Francisco Montes Paquiro a metà del XIX° secolo, illustra la corrida nella sua evoluzione. Ma questa genesi non è altro che il punto di partenza che permette all'autore di costruire un nuovo impianto disciplinatorio della corsa dei tori, un sistema di norme e buone pratiche per garantire l'integrità della pratica taurina.

Il libro è un manifesto dell'ortodossia: nessuna concessione al toreo di profilo, alle faenas che contino più di venti passi, al toro commerciale. La Genesi è un'opera che fissa canoni rigorosi e ferrei, che indica la strada per realizzare la verità nella corrida, che vuole crescere aficionados responsabili e consapevoli.
Certo alcune rigidità lasciano perplessi, e la foga con cui l'autore si accanisce contro l'uso del derechazo lascia senza parole ed è addirittura irresistibile: ma come quei rimbrotti o punizioni che i genitori somministrano ai bambini dicendo loro "un giorno capirai" (e in effetti prima o poi arriva, quel giorno), così il testo di Darracq è una ramanzina in forma di saggio le cui portata e importanza i più giovani lettori forse non comprenderanno subito, ma di cui faranno certo tesoro nel corso della propria vita di aficionados.

Da leggere.
E come ogni cosa del Tio Pepe, poi, da rileggere.

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