giovedì 13 maggio 2010

Il ritorno


Saltano Bilbao, Madrid due volte, Nimes e qualcos'altro: sembra deciso, dopo l'angosciante cornata di Aguasacalientes José Tomas farà il suo ritorno a Barcellona, a metà luglio.
Quasi tre mesi di stop, c'era chi pensava di vederlo già a Madrid ai primi di giugno ma a me personalmente già questi tre mesi scarsi sembrano del tutto inconcepibili, fantascienza.
Davvero forse i toreri sono fatti di un'altra pasta.
Tre mesi esatti per saltare da un toro, quello che poteva essere il definitivo, a quello dopo: quello della resurrezione.
Tre mesi per passare dal buio della morte alla luce di un nuovo paseillo illuminato dal sole spagnolo.
Suerte.

A contrastare l'assoluta drammaticità della vicenda, le parole del torero all'uscita dell'ospedale sono sembrate una perla di perduto romanticismo, leggere e profonde, vere e commoventi.
Non potrei più sentirmi più messicano di così: sulla terra del Messico ho versato il mio sangue, la gente del Messico mi ha donato il suo sangue.
Bello.

Quelli di Campos y Ruedos hanno seguito in questi anni José Tomas, l'hanno fotografato e ne hanno scritto: sul loro libro trova spazio una pagina a cura di François Bruschet, che si interroga sui limiti della tauromachia e su come JT, il 15 giugno 2008 a Madrid, quel folle e suicida 15 giugno 2008 a Madrid, avesse fatto di tutto per superarli, spazzarli via, deriderli.
"Quando Cesar Rincon si era giocato la vita con Bastonito (un toro con casta, un gran toro, e questa domenica 15 giugno sono state delle mule ad aver incrociato la strada del fenomeno, delle mule più o meno pericolose ma pur sempre delle mule), quando Cesar Rincon si era giocato la vita con Bastonito c'era un fine, un combattimento tra due immensi avversari. Cesar si era giocato la vita per vincere una battaglia, dominare un gran toro e quindi creare la sua opera, la sua faena. Che poi non abbia potuto vincere la guerra e che Bastonito sia in definitiva uscito imbattuto, questo è un altro aspetto del problema.
Domenica 15 giugno Josè Tomas si è giocato la vita, ma a quale scopo? Gli avversari che a lui si affrontavano, pericolosi, non offrivano nessuna possibilità. E si faceva davvero fatica ad immaginare che potessero autorizzare la costruzione e la realizzazione di una faena, che tutto questo potesse trasformarsi in qualcosa di compiuto. E ciononostante, José Tomas ha offerto loro il suo proprio corpo nel modo più drammatico che ci possa essere. E allo stesso tempo tutto questo sembrava gratuito, senza altra via d'uscita che non la porta dell'infermeria o peggio ancora.
E' dunque questo che in fin dei conti mi ha disturbato: il fatto che questa cosciente presa di rischio quasi suicida sembrava essere totalmente gratuita, non poteva arrivare a nulla, salvo forse a contribuire ancora un pò a scrivere la leggenda stessa di José Tomas."

Ha ragione.

(foto François Bruschet - José Tomas a Barcellona, 2008)

1 commento:

Angelo ha detto...

Salta Bilbao, il destino non vuole che ci incontriamo! Ma io persevero, hasta la victoria...