sabato 27 marzo 2010

Manso con casta




Adesso fate uno sforzo di immaginazione. Pensate a un toro che esce al galoppo dal toril.
Scorge una capa agitata da un peone: la carica. Sconcertato dalla sua scomparsa dietro le assi del burladero, si gira, e vede in lontananza un altro uomo che lo chiama; reagisce immediatamente.
E' il matador che l'ha provocato. Il toro accorre con brio verso la capa aperta, la segue nei suoi movimenti, la perde di vista, si volta, la vede dei nuovo, e riparte...
Così quattro, cinque, sei volte di seguito.
Ma magari, nel frattempo, abbiamo visto il torero rinculare per due o tre passi, e gli ultimi passaggi sembrano meno brillanti, meno sicuri dei primi.
Si avete notato questo dettaglio, concentrate ora più che mai la vostra attenzione sul toro: le cose stanno per farsi interessanti.

Condotto al cavallo a colpi di capotazos, il toro attacca la fortezza equestre non appena la vede alla sua portata. Entra con franchezza sotto la picca e comincia a spingere. Ma bruscamente frena, dà un violento colpo di testa in aria e scappa saltando; si può anche vederlo scalciare.
Ciononostante si volta da solo, riparte verso il picador e rinnova l'attacco con violenza, tanto da riuscire a scaraventare a terra cavallo e uomo contro il quali si accanisce.
Forse la prima picca era stata efficace, ma di troppo corta durata perché la lancia del picador abbia prodotto un vero castigo. E la seconda non conta:il picador non avuto il tempo di assestare il suo colpo. Ci vorrebbe insomma una vera picca.
Ora, malgrado tutti i loro sforzi i toreri sono impotenti e non riesco a riportare il toro di fronte al cavallo. Vedrete il toro abbassare la testa e fare uno scatto in avanti in risposta ad ogni richiamo con la capa ma, nello stesso tempo, frena puntando a terra le due zampe anteriori, contemporaneamente.
La capa, altroché se la cerca: non fa male; il cavallo, non c'è più verso.
Il picador fa avanzare il suo cavallo. Forse un pò più lontano, in un altro terreno della pista, il toro sarà più docile. Ci si prova, perlomeno. A volte riesce, altre volte no.

Suonano i clarines per le banderiglie.
Si cambia scenario. Là in fondo un uomo disarmato, sembra, chiama il toro. Dietro di lui un altro torero agita una capa. Il toro accorre senza esitazione. Il banderigliero inchioda i bastoni sulla schiena della bestia e scarta. Toh, anche queste pungono.
Un altro uomo si fa avanti, nella stessa situazione: il toro carica verso di lui, cerca di afferrarlo, lo manca, ma uno o due bastoni in più pendono dal suo fianco.
Quello che aveva posato le prime banderiglie si presenta di nuovo. I due avversari si osservano. Al grido dell'uomo che agita le braccia, il toro risponde semplicemente scuotendo la testa: ha appena scoperto una relazione di causa-effetto tra quest'uomo solo e la sensazione fastidiosa, che è conseguenza del loro incontro.
Nuovo richiamo dell'uomo. Il toro lo guarda fissamente, abbassaun pò la testa, rincula di due o tre passi, gratta la sabbia con lo zoccolo, poi si lancia.
Ma, oh! la canaglia! Al posto di abbassare la testa per incornare l'uomo alla sua portata, l'ha invece alzata, così che appena si vede l'uomo scappare a gambe levate, le banderiglie rimangono per terra!

Suonano ancora le trombe, ultimo tercio.
Là, un pò lontano, il toro vede un uomo solo, armato della sua muleta.
L'uomo si avvicina...ancora un pò...si fa immobile, muleta ben tesa. "Eh! Toro!"
Wow, il toro balza in avanti. Come entra bene nella muleta!, si dice il matador.
Solo, vecchio mio, aggiunge per sé stesso, ti ho guardato bene, prima.
Ti ho osservato nei due primi tercios, ho visto come hai preso male le picche, e come hai capito le banderiglie.
Vediamo come prendi questi doblones. Bene; molto bene. Andiamo!

Se il torero si chiama Paco Camino, una serie di passi in tondo, con la mano destra, mantenendo il panno a distanza prudente: dopodiché verranno dei naturales, prima di profilo, poi di tre quarti.
Ritorno sulla mano destra. Ehi! Stai chiudendomi addosso! E questo vizio di provare a strapparmi la muleta, con questi villani colpi di testa, disordinati...
Aspetta, caro mio. Tre o quattro passi di castigo in basso, un molinete, qualche passo di fantasia, senza pericolo, per i turisti...il toro diventa pericoloso. Stoccata, e applausi senza trasporto.

Curro Romero, dopo i doblones piegando il ginocchio, impone la bellezza plastica del suo toreo in quattro passi con la destra di grande fascino. Ma su un colpo di corna appena accennato, paga lo scoto di un momento di esitazione, poi rincula, cerca di allontanare il toro con la muleta, cambia terreno. Curro Romero ha perso sicurezza, e non ne verrà a capo.

E se fosse El Viti a torearlo?
I suoi sei doblones in ginocchio, autoritari e dominatori, hanno provocato l'ovazione del pubblico.
Ma questo toro mi viene addosso...Ricominciamo.
Un passo, buono. Il secondo, già più complicato. Questo toro arriva troppo forte nella muleta, non mi piace. Diamogli della distanza. Un tentativo a sinistra, per vedere. Ehi, va male, finirà per prendermi.
E allora vedremmo El Viti, che non ama per niente questo genere di tori, prendersela comoda, allontanarsi un pò, sferrare una serie di passi secchi al toro, intanto che un pò dappertutto sui gradini schiocchiano i fischi del pubblico.
Questo toro, ucciso con molta prudenza, varrà al torero una bordata di improperi e fischi.

Antonio José Galan invece risolverà il problema a modo suo.
Il toro entra bene nella muleta. Prendine vecchio mio, prendine... Funziona. Proviamo ancora una volta? Funziona ancora, poi un pò meno bene. Proviamo due o tre passi per l'alto. Bene. Qualche natural? Uno, qualsiasi, poi due buoni. E' sufficiente! Pase de pecho, ed ecco la musica! Molinetes a destra, a sinistra e hop! Il torero per aria, si era fidato troppo. Niente di grave, ma la terra è dura, ricadendo. Riprendiamo. Un passo in alto, e un molinete. Ah! il toro tirva verso le assi.
Tre passi in cerchio, prudenti. Non mettersi mai sul tragitto verso la querencia...
Tre pase de pecho con la destra, ginocchio a terra, poi qualche fioritura.
Dai! Bum, fino in fondo. Un pò laterale, la spada, ma non malaccio. Descabello. Orecchia.
Ma certo! E grazie mille.

Cos'era questo toro?
Un manso con casta, cioè un toro di razza spoglio di bravura limpida ed innocente, ma non della bravura fondalmentale.
Un toro combattuto tra due tendenze contradditorie, dotato di genio, di picante, metà pregi e metà difetti, e che dunque impara alla svelta come lo si inganna ma comunque non resiste al richiamo di capa o muleta. Un toro appassionante per l'aficionado che lo osserva e che per dominarlo pretende un maestro come Camino e per confonderlo un ragazzo coraggioso come Galan.

- da Aficion, de El Tio Pepe -

(foto Ronda - Escolar Gil a Istres, 2009)

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