giovedì 4 giugno 2009

La concorso e Camarito



Che cosa grandiosa che è la corrida quando la sua essenza si fa realtà.
Quando dal nero del toril esce un toro ma un toro vero, che prende possesso dell'arena prima con lo sguardo e poi con tutta l'imponenza del suo corpo, e che risponde ai richiami di uomini vestiti di oro una, due, tre, quattro volte lanciandosi al cavallo da venti metri, facendo scattare in piedi ottomila persone venute a celebrare la commovente grandezza della bravura.

Se e quando qualcuno mi chiederà (ancora) di accompagnarlo alla sua prima corrida, mosso magari da curiosità o suggestionato perché no da queste pagine, farò di tutto perché quella sia la concorso di Vic Fezensac.
Al di là dell'esito finale, ché si sa con i tori è sempre ed inesorabilmente un grande punto interrogativo, è raro trovare in una sola corrida un tale concentrato di religiosa cura e appassionata partecipazione, di emozioni e comunione, di autentico amore per il toro e rigoroso rispetto per i canoni dell'arte.
E che strepitosa occasione per conoscere il mistero del toro bravo poterne confrontare sei di quelli seri, abituarsi a pesare e paragonare i comportamenti in pista, distrarsi a cogliere le differenze morfologiche tra l'uno e l'altro, valutare e conoscere le differenze di sangue, sorprendersi ad ammirare quel vivo fascio di muscoli e quelle corna imponenti.
Stupirsi, infine, della magia della bravura.
Pedagogia taurina.

Il mattino era iniziato bene, colazione abbondante e i dieci minuti in macchina che separavano l'albergo dalla plaza de toros trascorsi ad attraversare la grassa campagna del Gers ascoltando sull'autoradio qualche pasodoble, così per tuffarsi subito nella giusta atmosfera ed arrivare coi muscoli caldi.
Fuori dall'arena un eccitato fermento, dentro neanche un posto libero: pubblico serio e conoscitore quello della domenica mattina, come pochi altri.
La brochure distribuita a tutti i partecipanti, con la griglia per valutare ognuno dei sei animali e il regolamento del concorso, non faceva che aumentare le aspettative per l'evento.

Alla fine il premio sarà curiosamente e furbescamente attribuito ex-aequo a Camarito di Palha e Baraquero di Victorino Martin.
Diciamo subito che per quanto ci riguarda e con ogni probabilità per tutta la delegazione italiana, non avevamo esitato ad individuare nel toro portoghese, uscito per secondo, il migliore della corsa.
E' quasi come se si fossero confrontate due interpretazioni di toro bravo, quasi una coppia complementare di animali da combattimento: un Palha mastodontico dalla bravura debordante e d'altri tempi, enorme a quattro riprese nella picca, una macchina da guerra nel cavallo; e un Victorino leggero e scattante, deciso e spensierato negli assalti alla cavalleria, il corpo agile di un'anguilla e i muscoli duri come il marmo. Da un lato la bravura selvaggia, dall'altro la bravura ancora (ma per quanto ancora, bravura?) a disposizione del toreo e dello spettacolo.
Ma tra i due, pur se il Victorino (assai meno malmenato alla picca) è forse sembrato più completo in virtù di un ultimo tercio in cui è arrivato potabile, grazie alle amorevoli e interessate cure di Bolivar, è stato il Palha con la sua casta intatta e la sua orgogliosa determinazione a sorprenderci e conquistarci.
Un toro bravo, un gran toro bravo.

Gli altri quattro è come se avessero fatto da spettatori e avanspettacolo di questo grandioso confronto: e gli uomini, liberi da ogni urgenza artistica e finalmente calati nel ruolo sacerdotale di officianti, abili a lasciare la scena ai veri protagonisti della corsa.
Per primo era uscito Flamenquillo di Miura, lungo e alto. Una prima picca mediocre e le due successive progressivamente meglio, partendo da sette/otto metri per prendersi una terza mettendo le due corna, e che varrà al picador gli applausi all'uscita.
Alla muleta però Flamenquillo si pianterà quasi subito, infidamente fermandosi a metà passo e mostrando un pericolo costante a sinistra. Robleno lo spedisce con due terzi di lama dopo un pinchazo sfortunato.
In quarta posizione Asistente di Cebada Gago, corna affilate e protese al cielo, applaudito all'ingresso, una testa da far paura. Al richiamo del picador risponde senza indugi.
Con Asistente, Robleno è meno convinto e più svogliato: il Cebada Gago ha conservato una certa carica, ma il torero non riesce a trovare il terreno giusto, non si incrocia mai e chiude con una spada laterale decisamente pessima. Applausi al toro, che volentieri avremmo voluto vedere in altre mani, e silenzio per il torero.
A Robleno toccherà uccidere anche Palomito di Escolar Gil uscito, ben fatto e uscito in quinta posizione, e che invierà all'infermeria Javier Valverde (lussazione al gomito), francamente deludente con i suoi due.
Chiuderà infine Agitador di Fuente Ymbro, il toro con il trapio meno completo dei sei, e che al cavallo dimostrerà poca bravura: senza dubbio il meno interessante tra il sestetto in concorso.

A Camarito e Baraquero è toccato di fare il resto.
L'animale di Victorino, va detto, era un signor toro: ben fatto, leggero e proporzionato, caricava il cavallo con alegria in quattro riprese. Ma Bolivar, che ben conosce i victorinos, imponeva al suo picador di risparmiare Baraquero: le quattro picche erano così quattro brevi carezze, e il grigio cornuto restituiva al torero la carineria presentandosi alla muleta con motore e un assalto franco. Al torero boliviano era sufficiente cruzarse in un paio di serie per tagliare un'orecchia e finire sui giornali il giorno dopo: certo se avesse abbassato la muleta con più decisione oggi saremmo qui a parlare di un'altra faena, ma il più era fatto, Baraquero era stato conservato per la muleta e un trofeo era caduto.
Bel toro, Baraquero, completo nei tre tercios e interessante in tutto il suo passaggio sulla pista, ma la sua pur evidente classe non gli valeva la condivisione della vittoria con il toro portoghese.

Sì, perché quel giorno la corrida aveva il suo unico re, il suo unico signore in Camarito: castano, corna larghe e solide, un fisico monumentale a da solo spaventoso, quel Palha resterà nella nostra memoria per parecchio.
Se un toro può avere un'anima, Camarito ce l'aveva: lo spirito di un combattente, incapace alla resa, il morale di un esercito intero, la potenza di un uragano.
E quel tercio de varas che ci hanno regalato il toro e Angel Rivas Sanchez basterebbe da solo a conquistare milioni di nuovi adepti alla meraviglia della corrida.
Si capisce tutto subito al primo castigo: Camarito nel cavallo mette le corna, le reni, tutto il corpo e secoli di geni nel sangue, la storia intera della ganaderia.
Il profilo allungato e i muscoli che vibrano sotto la pelle tesa ed ecco il cavallo che inevitabilmente cede, indietreggia sotto la forza di quel bulldozer, fino a trovarsi con un fianco contro le assi.
Questione di qualche secondo ancora e cavallo e cavaliere sarebbero nel callejon.
L'aria si fa elettrica, tutti sanno che siamo al cospetto di un Toro e che oggi nell'arena c'è davvero un dio che combatte.
La seconda picca è ben assestata ma soprattutto enorme, un lungo minuto in cui tutte le energie dell'universo sembrano convogliarsi in quei 600 kg di carne e finire in quelle due corna che fanno rinculare il cavallo per metri e metri: la plaza esplode.
Alla terza picca Valverde mette il toro a 20 metri.
Camarito è nato nell'agosto del 2004, e per cinque anni si è preparato a questo: gratta il suolo, studia la fortezza là davanti a lui, rimane così per un buon minuto.
In questa esitazione qualcuno vede un cedimento di bravura, e magari sui manuali sarà anche scritto così: ma come negarsi il piacere di assaporare quei momenti di sospensione del tempo, durante i quali il silenzio degli ottomila presenti è squarciato solo dai richiami del picador e dagli sbuffi del toro...E soprattutto come ridurre tutta la selvaggia e grandiosa bravura di Camarito ad una questione di dettagli, di piccoli segnali, di pseudo-dogmi fissati in qualche testo qua e là.
Ma per fortuna Camarito i manuali di tauromachia non li legge, va avanti a grattare il suolo e fa bene a farlo, passa un minuto e il tempo riparte, Camarito si lancia, il pubblico libera la tensione vociando e applaudendo, il cavallo assorbe l'urto ma presto si trova incollato alle assi, sopra di lui un uomo è aggrappato al proprio bastone, che finisce dritto nella schiena del toro.
Toro e centauro uno contro l'altro, enorme, Camarito ha la potenza di un fiume in piena e come un fiume in piena non c'è niente che lo fermi.
E' questa, la corrida de toros.
Una quarta picca e Camarito ha ancora morale nel sangue e forza nei muscoli per abassare la testa e caricare, per prendere ancora una picca nella schiena già segnata, ma non importa, parte e bum.
Il presidente fa cadere il fazzoletto bianco, è ora di fare uscire il cavallo di lasciar respirare il toro: la gente è in piedi, applaude quell'animale maestoso
Il resto è un tercio de banderillas in cui il toro prende possesso della pista e una faena di muleta inevitabilmente ridotta, Camarito ha ancora forza per due o tre serie a destra e per mezza a sinistra.
Un toro così meriterebbe una morte perfetta, la morte degli dei, ma Valverde non ce la fa: pinchazo e una stoccata laterale.

Camarito di Palha, numero 507 marchiato sul fianco destro, era un gran toro, capace di restituire alla corrida, in venti minuti passati in una plaza sperduta nella campagna del sudovest francese, tutta la sua incomparabile grandezza, tutta la sua meravigliosa eccezionalità, tutta la sua sorprendente verità.
Camarito, di Palha, un toro bravo.

(foto Ronda: Camarito di Palha e la scheda della corrida concorso)

7 commenti:

Unknown ha detto...

un très grand toro en effet, dommage qu'il se soit vite "éteins" au dernier tercio.
Il a prit 4 piques. Et les puyas étaient placées à différents endroits.

Anonimo ha detto...

quando sono le prossime corride di vic?

RONDA ha detto...

La feria, che si compone di una novillada, tre corride formali ed una corrida concorso, è sempre in corrispondenza del week-end di Pentecoste.

Tutte le informazioni sul sito del Club Taurin Vicois: http://www.clubtaurinvicois.com/

Anonimo ha detto...

Grazie, allora sarà per l'anno prossimo. Per caso sai di una qualche feria che si tiene nelle ultime due settimane di agosto?

RONDA ha detto...

Se ti va posso passarti qualche informazione, ma è più comodo via mail: trovi l'indirizzo di posta del blog nella homepage, appena sotto lo slideshow delle foto.

Rafa ha detto...

Estoy de acuerdo en que fue un toro interesantísimo pero no bravo. Dudó mucho antes de ir al caballo, escarbó y luego salió suelto. Tres detalles que no son precisamente de toro bravo.
Por otro lado, muy bien escrito el post "dove si vede la grande passione de l'autore per questo spettacolo".

Anonimo ha detto...

Sono commosso.

Saluti

Marco