mercoledì 1 aprile 2009

Un gesto?




I media taurini annunciano a nove colonne che El Juli ha deciso di fare un gesto: a Mont de Marsan combatterà la corrida di La Quinta.
Non possiamo che felicitarci della notizia, e confessiamo che se la logistica e le finanze lo permettessero non esiteremmo a fare la trasferta e prendere il biglietto.
La Quinta è fra gli allevamenti cosiddetti duri tra i più fecondi in questo momento, negli ultimi anni ha portato corride di ottimo livello un pò dappertutto, con le apotesi nel 2008 dell'ottima corsa proprio nel capoluogo delle Landes, Huracan alla concorso di Vic e la buona novillada a Madrid.
Di suo El Juli è un torero che, al netto di tutte le giuste ed anche animate critiche che gli si possono fare e che pure spesso condividiamo, personalmente apprezziamo parecchio: la straordinaria tecnica di cui dispone e l'enorme dominio che esercita su ogni toro fanno di lui il matador più potente e completo che ci è capitato di vedere.
Proprio a Bilbao già l'anno scorso il torero madrileno si affrontò agli stessi tori, in una serata in cui mise in luce di cosa sarebbe capace anche di fronte ad animali con casta vera, se solo lo volesse dimostrare un pò più spesso...

Il punto comunque non è questo.
Nello sfaccettato e affascinante gergo taurino c'è un'espressione particolare che è appunto fare un gesto: si sintetizza così un atto particolarmente coraggioso o nobile, che esula dalle convenzioni, che regala un'aurea di grandezza (momentanea o eterna, a seconda degli eventi) a chi ne è autore.
Quando anche, ad esempio, una figura del toreo della caratura, oggi, di Ponce, El Juli, Perera, Castella, insomma quando una star decide di prendersi una ganaderia dura in una qualche arena, si parla di un torero che fà un gesto.
Benissimo, ce ne fossero di imprese di questo genere.
Ma allora, ed è naturale chiederselo, cosa dire di tutti gli altri?
E' impossibile impedire al pensiero di andare al Fundi che in un anno si smazza corride di Miura a Pamplona, Victorino a Bilbao, Palha a Siviglia, Escolar Gil, La Quinta e altri ancora, e insieme a lui tutto quel plotone di toreri (Rafaelillo, Aguilar, Cruz, lo stesso Padilla, Esplà, Bolivar, per citare solo alcuni dei più noti) che nei carteles figurano solo di fronte a tori con casta, forti e selvaggi.
Nel loro caso la stampa specializzati parla, quando è in vena di carinerie, di gladiatori: curioso.
Questi sono invece e semplicemente dei toreri che affrontano dei tori: quello che dovrebbero fare tutti gli uomini vestiti di luci, perlomeno più spesso, per potersi dire degni dell'impegnativo appellativo.
Il loro dunque non è un lungo ed enorme gesto?

Ora, è vero che la tauromachia si è evoluta (o involuta?), che i canoni si sono modificati e che i gusti del pubblico sono notevolmente cambiati: le miuradas sivigliane di un tempo, selvagge e palpitanti, hanno lasciato sempre più il posto alle fioriture e all'arte di fronte ad animali collaboratori, quando non diminuiti.
Il pubblico accorre, paga e applaude, e quindi si continua così.
Ma perlomeno non ci si eserciti nell'esaltazione del gesto, nel celebrare una figura solo perché una volta all'anno per somma elargizione divina si digerisce dei tori duri, quando nel panorama della tauromachia ci sono toreri che per stagioni intere, per una carriera intera, si mettono in mezzo alle corna di tori così, e magari peggio.

(foto Laurent Larroque - El Fundi e un La Quinta a Mont de Marsan, 2008)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Speriamo che i tori non li scelga lui o chi per lui, ma li scelga il ganadero, allora sarebbe veramente un gesto.
Saluti
Marco