martedì 31 marzo 2009

La bodega degli andalusi

Il club taurino Les Andalouses ci manda il comunicato e la cartella stampa per la presentazione delle attività 2009: a farla da padrone ovviamente il calendario degli appuntamenti alla bodega omonima, nel centro di Arles.

Insieme al covo de La Muleta (*) vero epicentro della festa pasquale, Les Andalouses è tappa obbligata di ogni mezzanotte di quei quattro giorni, quando sotto le volte gotiche della chiesa che ospita la bodega risuonano le note della Salve Rociera, cantate da tutti alla flebile luce delle mille fiammelle.
A seguire, come è ormai tradizione in una sequenza inevitabile e spumeggiante, i due inni Paquito Chocolatero e Vino Griego: e da lì in poi, solitamente, è l'oblio.
Al muro dipinti taurini, sugli schermi le immagini della corrida del giorno, sulle assi il colpo secco dei tacchi al ritmo delle sevillanas, sui banconi caraffe di rebujito.

La domenica mattina la messa sivigliana, ospitata nello stesso spazio dove la sera prima si sono accarezzati corpi e condivisi bicchieri, è poi un insieme indescrivibile di colori e misticismo, profumi e religiosità, superstizioni pagane e fascinazioni gitane.

Vi presentiamo in anteprima il manifesto di quest'anno, nel quale come al solito si mescolano carnalità e passione, sangue e sudore, erotismo e tauromachia.

Tutto questo a una decina di giorni dall'inizio della Feria di Pasqua.

domenica 29 marzo 2009

Tori in bianco e nero


Su spunto di quelli di Campos y Ruedos, su Flickr è possibile trovare da qualche giorno il gruppo Toros in B & N.
Effettivamente il bianco e nero dona alle immagini della corrida quella giusta dimensione drammatica ed epica dalla quale a volte il colore inevitabilmente distrae , e fà pensare che questa sia quasi l'interpretazione migliore ed unica della fotografia taurina.
Vi invitiamo a darci un occhio e, se volete, anche a contribuire: nel frattempo pubblichiamo qua una perla dell'amico François Bruschet (*).

Da seguire.

venerdì 27 marzo 2009

Lei, torera


Al Festival Internazionale del Cinema di Guadalajara (*), in Messico, è stata presentata domenica scorsa la prima de Ella es el Matador.

L'ufficio stampa della produzione, nel comunicato di rito, parla di un documentario di poco più di un'oretta in cui si narra in prima persona della parabola di due donne che hanno scelto la professione di matador: Mari Paz Vega, l'unica torera spagnola (pur esibendosi anche in Sudamerica fatica a trovare contratti nel suo paese), e l'italiana Eva Florencia, da anni installata nel paese iberico all'inseguimento di un sogno.
Le protagoniste della pellicola confessano la fatica e gli ostacoli che incontrano lungo una strada fatta inevitabilmente anche di trasgressione ai più radicati stilemi, e la difficoltà nell'imporsi e farsi accettare in un mondo rigidamente maschile.
Tra frammenti delle loro corride e immagini diverse, le due riflettono senza pudori su quella che è per loro passione viva, sulla mistica del toreo e sulle inevitabili contraddizzioni di questa ancestrale tradizione.

ps: temo che difficilmente vedremo il film dalle nostre parti e sarà inevitabile indagare a fondo, nei prossimi mesi, le confortanti potenzialità del mulo

martedì 24 marzo 2009

Sguardo animale

Domenica sera, di ritorno dal week-end romano con ancora negli occhi la disfatta azzurra al Flaminio e nella pancia gli ottimi bucatini cacio e pepe, a controbilanciare l'esito del fine settimana.
La strada è lunga, non c'è niente da fare, e nei sedili dietro i compagni dormono della grossa.
Su proposta dell'amico Remi, venuto dalle Landes per il match e tutto il resto, sull'autoradio si impone una riuscita raccolta di pasodobles taurini: ça nous fera du bien, dice.
Calle Sierpes, Nerva, Aguero, roba buona.
Inevitabilmente, le parole scivolano presto sulla passione comune.

Un suo aneddoto, in particolare, ha reso più scorrevole il percorso.
La premessa è che con lui all'arena di tanto in tanto va pure il padre: ma non sempre, perché il vecchio è assai selettivo nella selezione delle corride che meritano, a suo dire, di essere viste.
Poche, durante l'anno: Vic, Aignan, qualcosa a Mont de Marsan, ganaderias dure, senza cedimenti.
Per tutta la vita veterinario, serio aficionado, dalle nostre parti e nella mente di chi vede nella corrida nient'altro che sadica violenza questa combinazione fa di lui un inspiegabile ed esecrabile ossimoro vivente.
Mio padre dice che è al macello che ha male ad andare, non alla corrida.
Belle parole, c'è dentro tutto.

La domanda è scontata, ma fortunatamente feconda.
Voglio sapere se un medico degli animali guarda con occhi diversi una corrida.
No, non necessariamente, mi risponde: certo, la debolezza sulle zampe, lo spossamento dopo una picca mal assestata, qualche difetto nella vista, sono segnali che un occhio allenato coglie magari prima degli altri.
Ma poco altro.
Però alla corrida concorso dell'anno scorso, a Vic Fezensac, in effetti era successo qualcosa.
Mi aveva detto una cosa che mi era parsa incredibile.


Una buona corrida, con il gran toro de La Quinta che si aggiudicherà il premio.
Huracan, numero 42, e' un esemplare stupendo, fiero, che sarà completo in tutti e tre gli atti ma che brillerà soprattutto sotto la picca: vincere la concorso di Vic significa essere davvero un animale superiore, forte, bravo.
La gente se ne accorge, riconosce in lui tutto il fondamento della tauromachia, gli tributa un'ovazione enorme.
Vuelta al ruedo.
Due occhi però hanno fissato qualcosa in più, due occhi che per trenta, quarant'anni hanno visto e servito vacche e tori.
Che ne hanno visti nascere a migliaia.
Bastano pochi attimi dall'uscita dal nero del toril.
Remi, quel toro ha già avuto delle vacche
Huracan aveva già coperto delle vacche, prima di quel giorno.
Un dettaglio, una luce negli occhi, la postura fiera, altezzosa, sicura.
L'uragano era già uomo.
Messi gli zoccoli sulla sabbia dell'arena, fissato con lo sguardo tutta la circonferenza delle assi e ogni singola persona sui gradini, quel toro diceva ho i coglioni, io.
E li uso, non ci scherzo come fanno gli altri miei fratelli, che nel verde del campo simulano inutili amplessi e giocano a ingropparsi goffamente.
Sono un toro, un toro fatto.
E il veterinario lo vede con lo sguardo abituato e rotto, lo capisce per i libri mandati a memoria, lo sente con la parte animale di sè.
Ha guardato negli occhi troppe vacche per sbagliarsi.
Huracan è là, le zampe piantate per terra, la testa orgogliosamente alta, sul collo allungato, a sfidare tutto e tutti.
Lui ha guardato la schiena ad una.
Non mi fà paura niente, io sono già uomo.
Dritto, fermo, deciso.
Sono stato sopra a una vacca, ho sentito l'afrore del calore, sono Huracan.
Fissate le cape, uno scatto e poi la corsa dirompente, dritto come un treno per spazzare via ogni cosa.
Lasciate perdere gli altri, sono nient'altro che ragazzini con le corna.

Trionfo della natura, supremazia degli ormoni, superiorità dell'invincibile alchimia dei corpi, corrida di sangue e sperma.
Capita anche ai tori, di diventare uomini


(le foto di Hurracan sono di François Bruschet per CyR, in alto, e di Laurent Larroque)

lunedì 23 marzo 2009

Ceret 2009


Ecco il programma per la feria più torista di tutte:

- Sabato 11 luglio

corrida di Manuel Assunçao Coimbra
per Frascuelo, Morenito de Aranda e Alberto Aguilar

- Domenica 12 luglio (mattino)

novillada di Alfonso Sanchez-Fabres
per Fernando Tendero, Javier Cortes e Mario Aguilar

- Domenica 12 luglio

corrida di Celestino Cuadri
per Fernando Robleno, Sergio Aguilar, Joselillo

Lascerei al Maestro l'onere di commentarli.

(foto Ronda - un angolo di Ceret)

venerdì 20 marzo 2009

Picadores a Madrid




Week-end impegnativo tra una scappata a Roma per il Sei Nazioni e l'amico di Dax venuto in visita da noi, con Monbazillac e foie d'ordinanza al seguito.
Ce la caviamo con una foto presa a Madrid l'anno scorso, un conciliabolo tra picador qualche decina di minuti prima della corrida di San Martin, il 4 maggio.


(foto Ronda)

mercoledì 18 marzo 2009

Carica




"Tutta l'arte di toreare, a rifletterci, è strettamente legata a una sola azione del toro: la sua carica.
Dal primo passo con la capa fino alla stoccata finale, tanto alla picca che alle banderiglie che alla muleta, si utilizza pienamente lo slancio della bestia (più attenuato al momento della stoccata, è vero, ma ancora essenziale):
Senza carica, non c'è più toreo.
All'entrata, il toro bravo segue l'uomo, arriva fino alla barriera di assi e mette le corna nel legno.
Al contrario il manso frena sulle zampe anteriori avvicinandosi a qualunque ostacolo, come se avesse paura di affrontarlo, poi seguendo il suo grado più o meno accentuato di codardia, sbuffa sul suolo, gratta la sabbia, muggisce, rinsula o fugge davanti alla prima capa che gli si porge e se ne va al piccolo trotto."

- da Le Taureau et son combat, di Claude Popelin (ed. de Fallois)

(foto Ronda - un Bucaré a Ceret, 2008)

lunedì 16 marzo 2009

Superfundi




Sabato è stato presentato in veste ufficiale il programma della Feria del Toro di Vic Fezensac.
I nomi dei tori già si conoscevano, ora sono noti anche quelli degli uomini: poche sorprese e un paio di buone notizie.
Nessun colpo di scena, ovviamente: qua arrivano solo gli specialisti delle ganaderias dure, gente abituata a combattere e a non abbassare la guardia, votata più al santo protettore che alla musa ispiratrice.
Al di là della gioia personale di rivedere all'opera Rafaelillo e Luis Bolivar, la feria è imperniata su due nomi che, soli, calcheranno due volte la sabbia del ruedo francese: El Fundi e Sergio Aguilar.

Aguilar ha lasciato il segno l'anno scorso di là delle Alpi con passaggi molto convincenti, quando non addirittura molto buoni, nei posti più difficili: se lo ricordano a Vic per le tre vueltas con gli Escolar Gil, o a Bayonne imperturbabile davanti a dei Palha usciti da un manuale della fauna preistorica, e molto buona fu la prova durante la corrida concorso settembrina di Arles.
Chi l'ha visto racconta di una calma serafica pure di fronte ad animali selvaggi ed armati come se ne vedono in Francia, e del suo tentativo di coniugare grandezza e battaglia.
Sarà l'occasione, per noi, di conoscerlo anche davanti al toro e non solo attraverso i racconti degli aficionados o della stampa.

Due corride pure per El Fundi, rimasto inspiegabilmente fuori dal programma di Arles ma che a Vic troverà quell'aficion transalpina riconoscente e che lo ama particolarmente.
Qualcuno ha storto il naso per la doppia presenza imputando all'impresa una scarsa fantasia nella confezione del cartel: personalmente sono solo felice di vedere due volte un torero che ha il mestiere e l'onestà necessarie ad affrontare di questi tori piuttosto che, nel nome della presunta superiorità della varietà delle terne, correre il rischio di doversi sorbire le prove di chi non è ancora preparato per prendere tori con questa casta.

Fin qua tutto bene, con un programma del genere quella di Vic si candida ad essere una delle ferie più interessanti dell'intera stagione: chapeau.

Ma c'è un ma, una nota dolente con cui chiudiamo questo articolo: certo ci rendiamo conto che sia più che altro un dettaglio, e che nel caso specifico la forma non sia fortunatamente anche sostanza.
C'è che il titolo del post, ahimé, non si riferisce alle soprannaturali doti di un El Fundi che si produrrà due volte in una delle piazze più difficili del circuito taurino, un supereroe della corrida con tanto di mantello e poteri speciali.
E' torero abituato a fronteggiare animali selvaggi e indomiti, e pure farlo in più riprese in uno stesso ciclo.
Superfundi è invece la più logica ispirazione che l'affiche della feria produce: la si può vedere in questa pagina di un blog aficionado (non abbiamo ancora trovato un'immagine ufficiale, forse per un rigurgito di pudore dell'impresa), e il meno che si possa dire è che è assurdamente ridicola e di una bruttezza agghiacciante.
Ora, capiamo la tensione a rinnovare l'estetica collegata alla tauromachia e a seguire i flussi delle correnti artistiche, capiamo il tentativo delle imprese di rinnovare, ma non è del tutto obbligatorio approvare e presentare dei cartelloni che fanno schifo.
Attenzione alle banderillas.


Vic Fezensac, Feria del Toro 2009

Sabato 30 maggio
11h - Novillada de FLOR DE JARA (prima Bucaré)
Juan Luis RODRIGUEZ - Juan Carlos REY - Thomas Joubert TOMASITO d’Arles

18h - Corrida de ESCOLAR GIL
Rafael Rubio RAFAELILLO - Sergio AGUILAR – David MORA

Domenica 31 maggio
11H - Corrida Concours
MIURA – PALHA - VICTORINO MARTIN – CEBADA GAGO – ESCOLAR GIL - FUENTE YMBRO
José Pedro Prados EL FUNDI - Javier VALVERDE – Luis BOLIVAR

18 H CORRIDA DE FIDEL SAN ROMAN origine Guardiola Dominguez
Diego URDIALES – Julien LESCARRET – Alberto AGUILAR

Lunedì 1° giugno
17h Corrida de LA QUINTA
Luis Francisco ESPLÁ – EL FUNDI - Sergio AGUILAR



(nell'immagine uno dei bozzetti per l'affiche della feria, poi scartato)

sabato 14 marzo 2009

Firenze




Certo, avremmo potuto strutturare e dare un senso più compiuto a questo articolo attingendo al bel libro di Ponticelli, La tradition tauromachique en Italie: in quelle pagine c'è spazio anche per una ricognizione sulla tradizione taurina fiorentina, che vide nelle Feste Bestiali (l'ultima, a metà del diciottesimo secolo) la sua più eccitante rappresentazione.

Avremmo potuto farlo, ma in realtà questo spazio non è che il pretesto per pubblicare questa foto: presa a Firenze, sabato scorso, un pò prima del tramonto.
Non c'entra molto con il resto del blog, ma ci pare riuscita bene.

(foto Ronda)

giovedì 12 marzo 2009

Baratero, il figlio


Qui a fianco vedete Dirigente, uno dei sei victorinos selezionati per la feria di Arles: le foto dei tori per pasqua sono qui e , dettaglio di non poco conto, sono tutti di cinque anni.

Quindi proseguiamo e terminiamo, confortati da questa bella immagine, la storia di Hospiciano.
A un anno e poco più dalle sue cornate e da quella corrida sensazionale di Madrid, i tori di don Victorino sono sulla bocca degli aficionados più attenti e informati: il suo nome è associato alla bravura e alla forza di quei fieri animali di origine santacoloma e saltillo.
Ma alla casa manca ancora il toro eccellente che possa lanciare la A coronata nell'olimpo delle grandi ganaderias, che possa far esplodere il nome dell'allevamento nelle orecchie di tutti gli aficionados, che possa portare i fratelli Martin in tutte le grandi ferias.
Uscirà sulla sabbia di Madrid il 10 agosto 1969, col nome di Baratero.

Andres Vazquez aveva preso l'alternativa da alcuni anni quando don Victorino, capendo meglio e prima di altri che i suoi migliori alleati non potevano che essere i toreri, lo invita nell'inverno del 1968 a provare le sue vacche: a dire il vero sono tanti i matador che il ganadero chiama, ma la durezza delle vaquillas sconsiglia, ai già pochi che si arrischiano, una permanenza più lunga di un giorno.
Il giovane Vazquez rimane invece fino alla primavera, dopo aver passato tutti i mesi più freddi e bui a Monteviejo, in una lunga e ininterrotta tienta a tutte le 300 vacche della casa.
Tutte, santacoloma e saltillo.
Palestra migliore non poteva esservi.
Arriva l'estate e l'impresa di Madrid propone al torero, per una domenica di agosto, una corrida di Victorino che in principio avrebbe dovuto toccare ad Antonete, il cui forfait dell'ultima ora però esigeva di tovare un rimpiazzo.
La corrida è mostruosa, tori di sette o otto anni maliziosi e pericolosi, ma Vazquez è reduce da un paio di stagioni opache e non ha tante scelte: stretta di mano, sarà al cartel.

Scherzo del destino, o bacio della fortuna a seconda dei punti di vista.
Quel 10 agosto del 1969 vedrà l'incontro tra un toro enorme e un grande torero, e farà la fortuna di due uomini, uno vestito d'oro e l'altro con in testa la coppola di rigore per ogni ganadero.

Il primo toro che capita in sorte a Vazquez è Granaino, un autentico figlio di satana che terrorizza pubblico e torero.
Vazquez fà quello che può, gli somministra dodici doblones dopo essere stato scaravoltato per aria nel primo tercio: la faena dura pochi minuti, la stoccata è rapida e la fuga dell'uomo altrettanto, Granaino segue il torero fino al burladero con la spada in corpo, e solo poi si accascia.

"Per fortuna - è lo stesso Vazquez che parla - poi venne Baratero, uno dei tori più bravi che io abbia visto, aveva sei o sette anni. Seguiva i banderilleros da un angolo all'altro dell'arena, e io decisi di tentare il tutto per tutto. Baratero prese cinque picche, di quelle di una volta, e ogni volta crescendo in bravura. Mi guardava con un'aria di superiorità incredibile, come se fosse capace di disporre della mia vita, e pure di concedermi la grazia.
Il Rubio di Salamanca, il picador di turno, passandomi di fianco mi disse Maestro, ho dei bambini...Nessun problema, gli risposi, ti pago a carica: ogni metro di carica mille pesetas. Cinque volte il toro venne dal centro, il pubblico in piedi, il picador anche. Arrivando al cavallo Baratero rallentava, abbassava la testa, metteva i reni e spingeva, spingeva. Una cosa incredibile, che romanticismo!
Victorino Martin era in piedi: l'ho fatto scendere in pista e ho brindato a lui quel toro, a lui e al picador.
Poi ho preso Baratero e gli ho dato 19 passi.
Non uno di più, era impossibile. All'uscita di un passo di petto dalla testa alla coda, Baratero alzò la testa e mi guardò negli occhi: sembrava dirmi sbrigati a chiudere. Se vai avanti ancora ti incorno e ti ammazzo.
La gente sui gradini era impazzita, fuori di sé.
Ho avanzato la muleta, armato la spada, puntato: l'ho ucciso piano, quasi al rallentatore.
Baratero è il toro più bravo e noble che Victorino abbia mai combattuto a Madrid.
19 passi! Non me ne ha concesso uno di più, ma quale intensità!
Sei o sette verso l'alto all'inizio, poi tutto il resto a basso, la muleta sempre ben collocata, nella mano sinista. I miei piedi rimanevano nello spazio di un fazzoletto, e il mio cuore batteva a mille.
Baratero è il toro più importante della mia vita, ancora oggi sogno di lui.
Fu un momento di grande spiritualità, di grande intesa tra toro e torero. Madrid partecipò alla comunione e fu quella volta più che mai santuario del toreo. Un tempio.
Ogni passo di muleta era un mondo intero, la resurrezione del toreo. Baratero era protagonista di tutto questo, e gli aficionados gridavano degli olé talmente forti che mi stordivano.
Io toreavo con il cuore, con l'anima, prima avevo sempre sognato una faena come quella e stavo vivendo l'incredibile fortuna di poterla realizzare.
E' stato il più grande momento della mia vita: ancora oggi ho una foto di Baratero sul comodino, tra le mie immagini più care.
Dopo quel giorno avrei anche potuto morire, con Baratero avevo già fatto quanto di più grande si può fare".

Baratero quel giorno fece diventare Andres Vazquez uno dei toreri favoriti di Madrid e Victorino Martin il ganadero preferito da tutta l'aficion, i suoi tori indispensabili in ogni grande feria, il suo nome una garanzia.
Baratero.
Come gli altri tori di quel 10 agosto, Baratero era figlio di Hospiciano, che solo un anno prima aveva piantato otto colpi di corna nel corpo di Victorino Martin.
Mancò per poco di dargli la morte, gli regalò la resurrezione.

(per la storia di Hospiciano e Baratero abbiamo preso spunto da Sous le sable des arènes, ed. Timée-Editions, e dall'opus 15 di Terres Taurines)

martedì 10 marzo 2009

Hospiciano, il padre


Victorino Martin è oggi uno dei personaggi più importanti ed influenti del circo taurino: i suoi tori sono venduti a caro prezzo, la A coronata è la sola (insieme al ferro di Miura) a poter permettersi di riempire le arene con il suo solo nome, e la corsa dei victorinos è ormai stabilmente uno degli appuntamenti centrali delle più grandi ferias, Madrid, Siviglia, Bilbao.

Don Victorino stesso ha sperimentato sulla propria pelle la coriacea bravura e l'indomita ostinazione nella carica dei tori che portano il suo nome: otto cornate gli ha inflitto Hospiciano, un riproduttore della ganaderia, un pomeriggio di giugno verso la fine degli anni sessanta.
L'allevatore stava terminando il quotidiano giro di ricognizione del bestiame nella tenuta, il mayoral che lo accompagnava gli aveva segnalato che quel toro era stato ferito da uno dei suoi fratelli, c'era da andare a vedere.
Lo incontrano, mentre esce fiero dai primi alberi di un piccolo bosco.
Un eccesso di confidenza forse, secoli e secoli di genetica a muovere quei quintali di muscoli, gli zoccoli si aggrappano al terreno e in un lampo Hospiciano ha le corna nei fianchi del suo signore.
La Seat 600 condotta dal fratello Adolfo e dal mayoral raggiunge affannata Caceres, traballando per la velocità sconosciuta: ora Victorino è nelle mani del chirurgo dell'arena.
E' un miracolo, nessuna delle otto pugnalate ha trafitto gli organi vitali, ma il polmone e il rene sinistro sono stati toccati dalle aste di Hospiciano.

Peggio andrà ad Hospiciano che non riuscirà a ritrovare Victorino Martin alla sua uscita dall'ospedale: in una delle frequenti e dure bagarre tra tori che animano la vita del campo avrà la peggio.
L'allevatore ritorna al comando e la vita della ganaderia riprende: questo episodio ha fatto parlare di lui e della ferocia dei suoi tori, ma anche ha dissanguato le casse della famiglia, le cure sono state lunghe e costose.
Con l'intercessione solidale di un amico ganadero, Victorino Martin riesce a convincere l'impresa di Madrid a comprargli qualche toro: ma quando nella tenuta arrivano dalla capitale gli osservatori de Las Ventas, lo spettacolo che si presenta ai loro occhi è impressionante.
I tori i Victorino sono imponenti, terribilmente armati, cinquenos...l'impresa sceglie i più piccoli, per non fare ombra alle altre ganaderias, e già pure quelli sembrano mostruosi.

18 agosto 1968, il giorno della corrida che cambierà il corso della vita dei victorinos (che ancora non sono Victorino Martin, all'epoca il ferro essendo ancora a nome Albaserrada - fratelli Martin).
L'aficion vuole conoscere quei tori che ci manca poco mandassero al creatore il loro allevatore, e di cui si mormora siano spaventosamente impressionanti.
A Las Ventas siede anche un nutrito gruppo di compaesani di Victorino e Adolfo, 3000 uomini e donne che nei giorni precedenti la corsa aveva installato un botteghino improvvisato nel bar del paese, arrivati a Madrid per sostenere i due giovani allevatori.
Suonano i clarines e al loro ingresso i tori fanno sensazione: forti, ardenti, con una bravura luminosa che consente loro di prendere 23 picche e lasciarsi toreare alla muleta.
El Paquiro ferito e fuori uso già al primo toro obbliga i due compagni Pepe Osuna e Adolfo Rojas a giocarsi questo mano a mano non previsto.
La corrida si chiude, dopo due ore e mezza di emozioni, con un successo maiuscolo del ganadero, tanto che l'impresa propone immediatamente a don Victorino di tornare tre settimane dopo con sei tori ancora.

Sono passati poco più di due mesi dalle otto cornate di Hospiciano.
Passerà un altro anno e nell'agosto del 69 arriverà il primo storico trionfo di Victorino a Madrid: e per un magico caso del destino, combinazione invero non rara però nella storia della tauromachia, ci sarà di mezzo ancora Hospiciano.

(tavola di Alain Lagorce, aficionado e pittore parigino)

domenica 8 marzo 2009

Agenda delle apparizioni


Ci risiamo, il Messia sta per tornare.
Dopo un 2007 in cui, miracolosamente resuscitato, ha stravolto il circo taurino scatenando il delirio dei fan riempiendo sistematicamente ogni plaza e ribaltando gli equilibri consolidati negli ultimi anni, e dopo un 2008 in cui con le corride di Madrid ha tirato una riga che segnerà per sempre il prima e il dopo JT.
In un ideale e sempre più complicato crescendo di annunci roboanti e eventi storici, l'impresa di Barcellona ha annunciato che il 5 luglio José Tomas combatterà da solo sei tori nell'arena della città catalana.
Fin da ora prevediamo grande copertura mediatica, prezzi dei biglietti immoralmente alle stelle su ebay, titoloni e grandi servizi sulla stampa specializzata e non, e un no hay billetes clamoroso per quel giorno.
Ci risiamo, insomma.
Ma confessiamo che il 2009 non era cominciato male a nostro giudizio, se con un pò di indulgenza soprassediamo sulle nevrosi a cui ha costretto gli aficionados dal giorno del suo ritorno (scelta rigorosa dei tori, dei compagni di cartel, veto alla diretta delle sue corse, ecc.): l'annuncio che in agosto passerà a Bilbao, i 100.000 euro per Adrian Gomez e il gesto di verguenza torera con la restituzione della medaglia delle Belle Arti...questi sì erano tre colpi riusciti.


(la foto, azzeccata, è di Manon)

venerdì 6 marzo 2009

Strategie di avvicinamento




Intanto, sono arrivati i biglietti per Vic Fezensac.

mercoledì 4 marzo 2009

Perché, son meglio le foto


Tra le ultime nostre letture figura anche questo Les pourquoi de la corrida, un libretto esile e sobrio uscito nel corso della scorsa stagione per i tipi delle edizioni Cairn (*).
Diciamo subito che le quasi ottanta pagine di cui si compone non ci hanno conquistato: l'idea di raccogliere un'antologia di domande sula corrida e di inanellarne le risposte è pur buona, e l'intento pedagogico non disprezzabile, anzi.
Ma il piccolo ciclo di interrogativi, 86 in tutto, si piega presto alle logiche più commerciali cedendo ai richiami della divulgazione fine a sé stessa, non riuscendo a salvarsi dalla deriva settimanaenigmistica: l'impressione a fine lettura, dopo quesiti come "perché la muleta è rossa?" o "perché si dice olè?", è di avere in mano un'edizione monografica e taurina della grandiosa rubrica "Forse non tutti sanno che"...
Insomma, tutte cose che stanno a corollario della corrida e utili a chi vuole soddisfare curiosità superficiali, e comunque già perfettamente conosciute da chi abbia letto anche solo mezza volta Morte nel pomeriggio, per dire.

C'è di buono che ad accompagnare questi imprescindibili perché ci sono le foto in bianco e nero di François Bruschet: normalmente trovate i suoi scatti su Campos y Ruedos, soprattutto tra i reportage dal campo o tra i servizi dalle arene del sud-est.
Abbiamo fatto due chiacchiere con lui sul libro in questione e sulla sua passione per la fotografia taurina.
Ecco l'intervista.

Ciao François, e grazie per aver voluto rispondere a queste domande. Abbiamo terminato da poco la lettura de Les pourquoi de la corrida: ti confessiamo che a nostro avviso la parte meglio riuscita del testo...sono le immagini. Sei l'autore delle foto del libro, ci dici da dove viene l'idea di questa pubblicazione?
Non faccio parte dell'équipe che ha immaginato e realizzato questo progetto. L'idea di questo libro e della sua redazione è interamente merito degli autori. Solo in seguito sono stato contattato da Miguel Darrieumerlou, per conto delle edizioni Cairn: mi hanno proposto di illustrare i testi.
Non sono mai stato, in ogni caso, in contatto con gli autori.

Si è trattato di un debutto o già altri libri con tue foto hanno visto la luce? Sappiamo che pubblichi i tuoi scatti su Campos y Ruedos (con lo pseudonimo di Solysombra, ndr) e sulla rivista Toros, tra le altre cose.

In realtà ho già illustrato alcuni lavori, soprattutto per Pierre Dupuy, a suo tempo direttore di Toros.
Ho anche pubblicato una cinquantina di foto nell'opera Toros - Regarde sur la tauromachie, distribuita da La Renaissance du Livre, casa editrice oggi scomparsa. E poi certamente le mie foto sono sulle pagine della rivista Toros, da ormai una ventina d'anni.

Hai qualche punto di riferimento tra i fotografi taurini? Ed è una pratica ed un'arte che hai coltivato e perfezionato da solo o hai avuto insegnanti e maestri?

Sono assolutamente autodidatta, anche se evidentemente mi sono nutrito delle foto celebri che attraversano la storia della tauromachia, con un interesse particolare per i lavori di Baldemero e Aguayo, e più recentemente per quelli di Michael Crouser, che è uno dei pochi ad aver messo nei suoi scatti una dimensione più stratificata e complessa di quella esclusivamente taurina, senza comunque cadere mai nel manierismo o nel cliché.

Hai fatto tu la selezione delle foto per il libro? C'è tra queste immagini una a cui sei più legato, e perché?

La casa editrice mi ha comunicato un elenco dei temi che avrei dovuto illustrare, e io ho proposto loro delle fotografie prese dai miei archivi: non ho avuto un grande lavoro da fare, per l'occasione. Se dovessi salvare una sola foto da tutto il libro, è quella di questo toro di Baltasar Iban a Madrid che sembra leggere la sua propria necrologia, alla Venta del Batan (i corrales di Madrid, ndr). E' una foto cui sono molto affezionato perché esce dai canoni strettamente taurini, pur essendo collegata inevitabilmente a questa corrida storica durante la quale Cesar Rincon incrociò la strada di Bastonito, il toro in quella foto.

La corrida è un'esperienza del tutto singolare e unica tra le attività dell'uomo: occorre essere aficionado per diventare un buon fotografo taurino?

Sicuramente aiuta sapere cosa succede e quando, qual è il momento migliore per scattare. Però fotografando una corrida la prontezza non è indispensabile, se non nel caso di una cornata o di un batacazo (quando il toro rovescia cavallo e cavaliere, ndr). E' meglio capire e decidere cosa si vuole fissare in un'immagine, e quindi prepararsi e cercare di immortalare quel momento, o quel gesto: ma non funziona sempre!

C'è un torero che ti piace fotografare, più di altri? Un'arena dove preferisci scattare? Una ganaderia?

Ho amato tantissimo fotografare Cesar Rincon, uno dei toreri più importanti della mia vita tanto di aficionado che di fotografo. Non ho mai veramente riflettuto sul perché: forse perché la sincerità del suo toreo si percepiva anche attraverso l'obiettivo, attraverso le foto. Luis Francisco Esplà pure è un personaggio molto raro da fotografare, e quindi più prezioso. Tra le arene non ho particolari preferenze, salvo forse per quello dove la serietà e l'importanza del toro già danno una prima emozione, che non si più ignorare. Quindi Madrid, pur se la luce de Las Ventas e il contesto rendono il lavoro più difficile, poi Vic e Ceret, ovviamente. Ma questo tipo di corrida non è automaticamente la più semplice da fotografare. Per gli allevamenti, l'Extremadura è emozionante. La tenuta di Adolfo Martin è di una bellezza inaudita, specialmente in primavera e soprattutto quando i tori non avevano le fundas (protezioni per le corna, molto criticate dagli aficionados, in voga da un paio di anni tra gli allevatori - ndr). Le fundas per un fotografo sono molto peggio che una limatura alle corna, sono oscene per il fotografo e per l'appassionato.

Cosa consigli a chi volesse diventare fotografo taurino?

Non molto, se non farlo provando a divertirsi e per passione.

(la foto del toro di Bastonito)

lunedì 2 marzo 2009

Quando il gioco si fà duro


...in un paesino del sudovest francese, nella terra di D'Artagnan e dell'Armagnac, cominciano a giocare...

Il Club Taurin Vicois ha reso ufficiali i nomi della ganaderia per la feria di Vic del 2009.
Se i tipi di Ceret sembrano quasi dei crociati alla ricerca del sacro graal della casta più pura, Indiana Jones della tauromachia all'inseguimento del toro selvaggio e incontaminato, con il risultato di programmare nella lora arena allevamenti se non del tutto sconosciuti perlomeno molto originali, a Vic dove la filosofia del toro è la stessa (duro, con casta, integro) invece si sparano vere e proprie bordate.
Cioè qui si mette la barra in alto, con pesanti e tonitruanti.

Al sabato novillada di Flor de Jara, i cui capi fino all'anno scorso combattevano con il nome di Bucaré e che a Ceret impressionarono per forza e casta.
Primo colpo.
Il sabato pomeriggio corrida di Escolar Gil, trionfatori l'anno scorso come miglior corrida del sud-est e che in ogni plaza hanno lasciato un segno indelebile del loro passaggio.
Secondo colpo.
Domenica mattina una corrida concorso che è una specie di All-Stars Game della tauromachia moderna, con questi sei nomi: Miura, Palha, Victorino, Cebada Gago, Escolar Gil, Fuente Ymbro
Terzo colpo, ma questo è un autentico colpaccio.
Domenica pomeriggio i Fidel San Roman, di cui quello che più spesso si dice tra gli aficionados è che mettono paura.
Quarto colpo.
Al lunedì pomeriggio, per chiudere la feria, la corrida di La Quinta, trionfatori già qui l'anno scorso nella corrida concorso e protagoniosti di una gran corsa a Mont de Marsan.
Quinto e ultimo colpo.

Come a Ceret (appunto...), a Vic si annunciano prima i tori e sono i loro nomi quelli che contano, e poi, solo poi, i toreri.
Tra i quali sicuramente figureranno, tra parentesi, El Fundi e Sergio Aguilar.

Fortunato chi ci sarà.

(foto da CyR - Vic Fezensac 2008)